Tutti morimmo a stento è un concept album cupo e poetico, in cui De André esplora i temi della morte, della condanna e della fragilità umana. Ogni brano è un affresco emotivo che scava nella coscienza collettiva. In questo articolo sono state raccolte le frasi più forti e significative dell’album.
Tutti morimmo a stento ingoiando l’ultima voce, tirando calci al vento vedemmo sfumare la luce.
Ballata degli impiccati
Prima che fosse finita, ricordammo a chi vive ancora che il prezzo fu la vita per il male fatto in un’ora
Ballata degli impiccati
Chi la terra ci sparse sull’ossa e riprese tranquillo il cammino, giunga anch’egli stravolto alla fossa con la nebbia del primo mattino.
Ballata degli impiccati
Coltiviamo per tutti un rancore che ha l’odore del sangue rappreso, ciò che allora chiamammo dolore è soltanto un discorso sospeso.
Ballata degli impiccati
Ho licenziato Dio, gettato via un amore per costruirmi il vuoto nell’anima e nel cuore.
Cantico dei drogati
Le parole che dico non han più forma né accento, si trasformano i suoni in un sordo lamento.
Cantico dei drogati
Perché non hanno fatto delle grandi pattumiere per i giorni già usati?
Cantico dei drogati
Chi sarà mai il buttafuori del sole? Chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle prime ore?
Cantico dei drogati
Chi e perché mi ha messo al mondo, dove vivo la mia morte con un anticipo tremendo?
Cantico dei drogati
Quando scadrà l’affitto di questo corpo idiota, allora avrò il mio premio, come una buona nota.
Cantico dei drogati
Tu che m’ascolti, insegnami un alfabeto che sia differente da quello della mia vigliaccheria.
Cantico dei drogati
Non cercare la felicità in tutti quelli a cui tu hai donato per avere un compenso, ma solo in te.
Corale
Ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà… Buon Dio è già scappato, dove non si sa.
Girotondo
Abbiam tutta la terra: giocheremo a far la guerra.
Girotondo
Sale la nebbia sui prati bianchi come un cipresso nei camposanti, un campanile che non sembra vero segna il confine fra la terra e il cielo.
Inverno
Vedrai, la neve se ne andrà domani, rifioriranno le gioie passate col vento caldo di un’altra estate.
Inverno
Anche la luce sembra morire nell’ombra incerta di un divenire, dove anche l’alba diventa sera e i volti sembrano teschi di cera.
Inverno
Parlavi alla luna, giocavi coi fiori, avevi l’età che non porta dolori.
Leggenda di Natale
Il vento era un mago, la rugiada una dea, nel bosco incantato di ogni tua idea.
Leggenda di Natale
Gli arcobaleni d’altri mondi hanno colori che non so, lungo i ruscelli d’altri mondi nascono fiori che non ho.
Primo intermezzo
Uomini senza fallo, semidei che vivete in castelli inargentati che di gloria toccaste gli apogei, noi che invochiam pietà siamo i drogati.
Recitativo
Giudici eletti, uomini di legge, noi che danziam nei vostri sogni ancora, siamo l’umano desolato gregge di chi morì con il nodo alla gola.
Recitativo
Quanti innocenti all’orrenda agonia votaste decidendone la sorte, e quanto giusta pensate che sia una sentenza che decreta morte?
Recitativo
Uomini, poiché all’ultimo minuto non vi assalga il rimorso ormai tardivo per non aver pietà giammai avuto e non diventi rantolo il respiro: sappiate che la morte vi sorveglia gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il gran guarda il villano finché non sia maturo per la falce.
Recitativo
Sopra le tombe d’altri mondi nascono fiori che non so, ma tra i capelli d’altri amori muoiono fiori che non ho.
Secondo intermezzo
La polvere il sangue le mosche e l’odore per strada, fra i campi la gente che muore, e tu, tu la chiami guerra e non sai che cos’è.
Terzo intermezzo
L’autunno negli occhi l’estate nel cuore, la voglia di dare, l’istinto di avere, e tu, tu lo chiami amore e non sai che cos’è.
Terzo intermezzo