Che t’o dico a fa’ – Angelina Mango: significato canzone

In “Che t’o dico a fa’”, Angelina Mango dà voce a un vortice di emozioni che si intrecciano quando ci si innamora: da un lato la voglia di lasciarsi andare, dall’altro il bisogno di restare cauti per non perdere quella libertà che è parte essenziale della propria identità. È una tensione costante tra il desiderio e la paura, tra l’abbandono e il bisogno di mantenere il controllo su sé stessi.

«È stato meraviglioso ballare davanti alle signore di Lambrate che prendevano la frutta. Non avevo nessun tipo di vergogna in quel momento. Dopo sì. “Che t’’’o dico a fa’’'” è libertà totale, dal momento in cui l’ho scritta in studio, fino al momento in cui ho fatto il video e quando la canto sul palco. È libertà di prendersi le proprie responsabilità, di fare scelte senza nessun rimpianto».

Angelina Mango, Radio Bruno

La canzone si tinge anche di sfumature napoletane, non solo linguisticamente. Alla domanda sul perché abbia scelto di cantare usando anche il dialetto, Angelina risponde con autenticità e naturalezza, spiegando quanto alcune espressioni facciano parte del suo vissuto, pur non essendo originaria di Napoli:

«[…] Io non sono di Napoli, sono cresciuta in un paese che si trova a un’ora e mezza a sud rispetto a Napoli, e il mio dialetto […] è molto vicino all’accento campano, quindi comunque molte frasi che io utilizzo quando scrivo sono frasi che comunque ho sentito quand’ero piccola o che dicevo anch’io e che dico anch’io.

“Che t’o dico a fa’” è una cosa che io dico quando parlo, quindi in qualche modo fa parte di me. Poi è chiaro che tutti i riferimenti che faccio a Napoli non riguardano la mia infanzia, perché non sono cresciuta lì.

Però la cosa bella di fare musica è che si è liberi, si è liberi di andare dove si vuole, si è liberi di parlare qualsiasi lingua, e io parlo il napoletano come parlo l’italiano, come parlerei molto bene volentieri l’inglese, lo spagnolo…

La musica toglie i confini, e quindi io posso cantare in napoletano senza naturalmente appropriarmi di una cultura, però allo stesso tempo posso appropriarmi di tutto, perché faccio musica».

Angelina Mango, RayPlay


Il videoclip

Il videoclip è un’esplosione di colore e vitalità quotidiana, che rievoca le atmosfere di Napoli, seppur girato realmente nel mercato di Milano. Angelina balla tra le bancarelle e la gente comune, mostrando non solo il suo talento vocale ma anche la sua energia e presenza scenica.

La sua formazione artistica, maturata anche attraverso il secondo posto conquistato ad Amici nel 2023, si riflette pienamente nella naturalezza e nella carica con cui si muove in scena.


Spiegazione dei versi

Il testo della canzone si apre con un’affermazione chiara: la protagonista non ha piani né orari. Questo dichiararsi priva di vincoli rappresenta la libertà nella sua forma più pura: nessun obbligo, nessuna direzione imposta, solo apertura verso il presente e verso ciò che la vita può offrire.

Io non ho piani, io non ho piani
E non ho orari, io non ho orari

Il tempo, in questa prospettiva, perde ogni definizione convenzionale: non esiste più un “presto” o un “tardi”, esiste solo il momento presente, autentico e senza etichette.

E non è presto e non è tardi e non ha un nome

Anche l’identità viene raccontata in modo coerente: nessuna maschera, nessuna moltiplicazione dell’io. È un volto senza specchi, che si riflette nell’altro, riconoscendo una somiglianza che annulla le distanze.

Questa faccia non ha specchi, tanto siamo uguali

La canzone prosegue alternando momenti di dolcezza a riflessioni profonde. Il desiderio dell’altro è costante, così come la sensazione di sentirsi a casa ovunque, finché si è insieme.

Ti guarderei continuamente
Comunque sia, ogni posto è casa mia

L’intimità viene evocata con immagini fisiche e concrete, come le mani che trascinano via, simbolo di un legame travolgente.

E siamo umani
È con le mani che tu mi trascini via

Il brano si arricchisce poi di un contrasto deciso: la protagonista sottolinea che avrebbe potuto scegliere qualcun altro, ma ha preferito rimanere lì, con lui, lasciando tutto il resto alle spalle.

Ti guarderei continuamente
Comunque sia, ogni posto è casa mia

Tornando sui sentimenti che prova per il suo innamorato, gli confessa che starebbe sempre a guardarlo, aggiungendo che ogni posto per lei è casa e quindi non prova alcun senso di estraneità in questo rapporto.

Potevo ballare con lui
ma sto qua a pazziare co’ te
Tienilo a mente
Tienilo a mente
che non ho più niente, ho solo te

Il termine “pazziare”, intraducibile con una sola parola, racchiude l’essenza della libertà personale e creativa. Angelina ne offre una definizione che unisce esperienza personale e riflessione sociale:

«”Pazziare” vuol dire essere liberi di fare ciò che si vuole, e fortunatamente io mi sento libera di farlo. Perché ho le possibilità di farlo, sono nata con questa fortuna, e dove non potevo arrivare sono arrivata con le mie forze, quindi adesso mi sento libera di esprimermi, di essere quella che sono. […] Pazziare non è una cosa scontata, purtroppo, non è un diritto che hanno tutti».

Angelina Mango, Vanity Fair

La narrazione si sposta poi nei vicoli di Spaccanapoli, simbolo di identità e radici, ma anche di fuga e desiderio. Scappare, in questo contesto, non è una rottura, ma un atto di ricerca.

E se poi scappo via così
Nei vicoli di Spaccanapoli
ci rimarrei per sempre
Ti giuro, sempre

In questi versi, la fuga non è una vera ritirata, ma una ricerca di rifugio in un luogo che rappresenta casa, appartenenza, intensità emotiva. Spaccanapolim cuore pulsante e labirintico della cittàm diventa il simbolo di un sentimento profondo e viscerale.

Nonostante la tentazione di scappare, la verità è che la protagonista si sentirebbe a casa solo lì, tra quelle strade strette e autentiche, e soprattutto vicino alla persona a cui si rivolge.

Il giuramento ripetuto (“ti giuro, sempre”) suggella la volontà di restare, anche quando sembra voler fuggire.

Vorrei dirti che devo andare
Ma che t’o dico a fa’?

Lei vorrebbe apparire un po’ meno “sottona”, per usare un termine colloquiale, ma non riesce a farlo e si rassegna a questa situazione, sottolineando: “ma che te lo dico a fare? Tanto so bene che alla fine resterò qui con te”.

Ormai ti amo e tu mi ami
Se non lo vedi, metti gli occhiali
E non diciamolo per scaramanzia
Non si sa mai, non si sa mai

La dichiarazione d’amore arriva senza mezzi termini, diretta e sincera, ma subito mascherata da un velo di ironia e superstizione. Il timore che pronunciare troppo forte un sentimento lo faccia svanire è tipicamente umano, e lei ci scherza su, come a voler disinnescare la profondità delle sue stesse parole. Ma nel dirlo — anche se “per scaramanzia” si dovrebbe tacere — conferma quanto quel legame sia ormai inscindibile.

Sembra una pazzia
Ma è la vita mia
Non si fa capire
Come una poesia

L’amore raccontato in questa strofa è impetuoso, disordinato, travolgente. Una pazzia, forse, ma che ha il sapore autentico della vita vissuta davvero. Le emozioni non sempre si lasciano spiegare, come le poesie: si sentono, si attraversano, e spesso si comprendono solo col tempo, se mai lo si fa.

Ma la vita tua
stringe la vita mia
E pare una pazzia
E pare una poesia

Nel finale, la protagonista si arrende alla forza di un sentimento che ha superato ogni tentativo di contenimento. L’immagine delle due vite che si stringono è potente e carnale: non è solo vicinanza, ma fusione. E se tutto questo sembra una follia… forse è solo perché l’amore vero, come la poesia, non si lascia imbrigliare dalla logica.

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