Non sono io – Noemi: significato canzone


“Non sono io” racconta la fine di una storia d’amore, con uno sguardo nostalgico ma anche carico di domande sul presente. Noemi si chiede se oggi, in un’epoca dominata dalla tecnologia e dall’alienazione, l’amore possa ancora esistere nella sua forma più autentica.

«È una canzone che ha alla base una semplice domanda: in un mondo sempre più tecnologico, dove le persone sono sempre più lontane e alienate, è ancora possibile amarsi?».

Noemi, iO Donna

Nel brano affiorano immagini che richiamano un mondo quasi robotico: occhi come laser, freddezza, distanza.

La tecnologia sembra aver preso il sopravvento, al punto da farci smarrire la fiducia, la profondità emotiva e la capacità di creare legami sinceri. È come se fossimo diventati incapaci di sentire davvero.

Il videoclip

Nel videoclip Noemi appare in quattro versioni, ciascuna con un’identità forte e distinta: una Noemi notturna e festaiola, vestita di nero e circondata dagli amici; una guerriera moderna, con una maschera metallica; una regina luminosa, avvolta in un mantello scintillante; e infine una sorta di supereroina, in pelle rossa e dettagli blu, tra forza e vulnerabilità.

Spiegazione dei versi

Ho visto occhi come i tuoi in una vita passata
Giorni parlavano di noi, del nostro fine serata
Che malinconia
Noi due, gatti sul tetto
Scappiamo via
(Non è ancora perfetto)

All’inizio del brano, la protagonista descrive l’amore finito come qualcosa appartenuto a un’altra vita. È lontano nel tempo, eppure ancora presente nei ricordi.

Le tornano in mente le serate condivise, intense ed emozionanti, come due gatti che corrono liberi sui tetti nella notte. C’è malinconia, ma anche tenerezza.

Ma cos’è la complicità?
Cambiare letto, però insieme
Versarci lacrime da bere
E poi lasciarle stese al sole
Cercare un senso nelle cose
Sono spine e niente rose le tue scuse

La protagonista si interroga sul senso della complicità: non come un passaggio continuo da una relazione all’altra, ma come il coraggio di costruire qualcosa con una sola persona. Un’intesa che nasce col tempo, fatta anche di momenti difficili e lacrime condivise, che fanno parte del legame.

Eppure, guardando in faccia la realtà, si accorge che la relazione è segnata da ferite. Le scuse dell’altro suonano vuote, quasi finte, tanto da sembrarle “spine e niente rose”: parole che feriscono, senza bellezza né sincerità.

Sarà vero o no che pure i robot esprimono desideri?
Se cadono i satelliti
Noi no, noi no
Non crediamo più a niente

Arriva a chiedersi persino se le macchine, come le intelligenze artificiali, siano in grado di desiderare. È una provocazione, ma riflette un disagio reale: viviamo circondati da tecnologia al punto che diventa difficile distinguere il vero dal falso. L’umanità, invece di evolversi, sembra essersi inaridita. A tratti, sembrano i robot ad avere più emozioni di noi.

Ma ci facciamo male
Litighiamo per le strade
Dici che vorrei scappare, volare
Verso lune più lontane

La relazione è ormai un intreccio di dolore e conflitti continui. Non ci sono più momenti che fanno crescere, solo litigi, fughe e ritorni. Entrambi sembrano voler scappare, ma restano legati in un ciclo che fa solo male.

Chiamami se stai affondando
Oppure se mi stai ancora pensando
Ma se mi cerchi, poi non vale

Nonostante tutto, si promettono ancora di esserci l’uno per l’altra, come quando dice “chiamami se stai affondando”. È quel tipo di dolcezza che rimane dopo una separazione, quando si tenta di restare in contatto.

Ma la protagonista avverte: “Se mi cerchi, poi non vale”. Perché certe riaperture, a volte, fanno solo più danni.

I tuoi occhi sono laser
Io li seguo tra le case, è normale
Amare è come galleggiare

Gli occhi dell’altro sono per lei una calamita: li cerca ovunque, per strada, tra la gente.

Sentirsi innamorati è come galleggiare: non è sempre piacevole, è una continua lotta per restare a galla. L’amore, in questo caso, ha più il sapore di una fatica che di un conforto.

Chiamami se stai affondando
In un mare che non è più il mio
Tra di noi qualcuno ha detto addio
Ma non sono io

Si rinnova l’invito a scriversi, nel caso uno dei due stia “affondando” in un mondo che non è più quello che avevano costruito insieme. Ma Noemi chiarisce che non è stata lei a chiudere la porta: l’addio non è partito da lei.

Ho fatto sogni uguali ai tuoi, una visione sfocata
E ci rincontreremo poi in una rissa sfiorata
Correndo via come gatti su un tetto
Malinconia, io ti ho perso

Erano così uniti da condividere persino i sogni. Lei spera ancora che si rincontreranno, anche se dovesse accadere in mezzo a un litigio sfiorato. Una scena che riprende la metafora dei gatti sui tetti: istintivi, liberi, selvatici, ma pur sempre insieme.


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